Assistenti Vocali

Siamo davvero spiati da Alexa e Google Assistant?

Anche in Italia, Paese solitamente lento ad adottare nuove tecnologie e tendenze, gli assistenti vocali stanno avendo sempre più successo e diffusione.

Alexa di Amazon e Google Assistant di Google sono indubbiamente in testa, e ci si aspetta che col tempo un numero sempre maggiore di compiti venga affidato a questi assistenti digitali.

Non è però tutto rose e fiori. Uno dei problemi principali di queste tecnologie riguarda infatti un aspetto molto importante come la nostra privacy, che uno o più dispositivi di questo tipo posti nella nostra casa, potrebbero violare. Nessuno ha piacere di essere spiato nella propria casa, tantomeno da un prodotto acquistato volontariamente!

Molte persone sono infatti preoccupate che questi assistenti vocali possano registrare tutto ciò che avviene nella casa, con scopi subdoli che includono sorveglianza o raccolta informazioni a fini di marketing.

Google per esempio, ogni volta che viene ricercato qualcosa su internet, sfrutta queste informazioni per fornire ad ognuno contenuti pubblicitari personalizzati. Ora, con l’introduzione degli assistenti vocali, i colossi della tecnologia potrebbero avere potenzialmente accesso ad un livello ancora più vasto di informazioni, semplicemente ascoltando di cosa si parla nelle nostre case.

In questo test compiuto dal sito britannico which.co.uk che riporto di seguito, sono stati testati i due assistenti vocali più diffusi, Alexa e Google Assistant, per capire come avvengono queste registrazioni e come proteggere la nostra privacy.

Il test

In questo test sei volontari hanno ricevuto un altoparlante smart con Alexa o Google Assistant integrato e delle domande specifiche da utilizzare con l’assistente vocale. Dopo aver fatto questo domande i volontari hanno potuto utilizzare i dispositivi in maniera più naturale.

Fatto questo sono state recuperate le informazioni sui dati registrati, anche richiedendole tramite una “subject access request” o SAR.

In questo test sono stati utilizzati un Amazon Echo Plus di seconda generazione, un Amazon Echo Show 5 e un Ultimate Ears Megablast per Alexa, e un Google Home Max, un LG WK7 ThinQ Smart Speaker e un Polk Audio Assist per Google Assistant.

Le domande fatte agli assistenti vocali

Le domande da utilizzare sono state (tra parentesi le domande originali in inglese):

  • Alex è qui in giro? Voglio ordinare la cena (Is Alex around? I want to order dinner)
  • Alexa, com’è il tempo? Avete tutti i vostri cappotti e stivali? (Alexa, that’s the weather like? Have you got your coats and wellies everyone?)
  • OK. Google quanto dista Manchester. (That’s OK. Google how far it is to Manchester.)
  • Alexa?… no non serve. Devo prima inserire i miei dati bancari. (Alexa? …no don’t worry. I need to enter my bank details first.)
  • Alexa, dove posso comprare le Bose Noise Cancelling Headphones 700? (Alexa, where can I buy the Bose Noise Cancelling Headphones 700)
  • Ok Google, non sono sicuro se… o se dovrei… dal momento che ora è fuori con i bambini… (OK Google, i’m not sure whether… or if I should… since he’s currently out with the kids…)

Queste domande sono state pensate per capire come funzionano questi smart speaker. Per esempio, Alexa riesce a distinguere con precisione se qualcuno dice Alex o Alexa? Oppure, continua a registrare dopo la domanda, e se sì, quanto a lungo? Quanto bisogna fare attenzione a parlare di dati sensibili come dati bancari e informazioni personali sapendo che qualcuno potrebbe essere in ascolto?

Cosa è stato effettivamente registrato?

Entrambi gli assistenti vocali hanno registrato più del dovuto. In teoria le registrazioni dovrebbero partire solo dopo aver pronunciato la specifica wake word, ovvero Alexa o Hey Google/OK Google.

Tutti e tre i volontari con Google Assistant hanno scoperto che frasi venivano registrate anche senza l’uso della wake word.

Uno dei tre volontari con dispositivi Alexa ha invece riscontrato che alcune registrazioni includevano parole pronunciate immediatamente prima della wake word, non rivolte ad Alexa.

E se dopo aver fatto una richiesta all’assistente vocale non si fa una pausa abbastanza lunga e si continua a parlare, questi in alcuni casi continuano (non che sorprenda) ad ascoltare la conversazione.

Anche con la domanda “Alexa? No non serve”, entrambi gli assistenti vocali hanno continuato a registrare, anche se Amazon e Google hanno affermato che stanno lavorando per limitare le registrazioni non volute.

Come vengono usate queste registrazioni

Per quanto riguarda Google, solo lo 0,2% di queste registrazioni vengono ascoltate e revisionate manualmente da dipendenti Google, con lo scopo di migliorare l’algoritmo dell’intelligenza artificiale che permette il funzionamento di questi assistenti vocali.

Amazon ha invece dichiarato:

L’accesso agli strumenti di annotazione dati è permesso a un limitato numero di dipendenti per migliorare il servizio. Il nostro processo di annotazione non associa le registrazioni vocali con nessuna informazione ricollegabile ad un singolo utente. Gli utenti possono decidere di rimuovere le loro registrazioni vocali dalla frazione dell’1% di dati che vengono revisionati.

Google ha invece detto:

Collaboriamo con esperti di linguaggio in giro per il mondo che capiscono le sfumature e gli accenti di una specifica lingua come parte del nostro lavoro per sviluppare la speech technology per diverse lingue. Questi esperti di lingue revisionano e trascrivono una piccola serie di frasi per aiutarci a capire meglio quelle lingue. Questa è una parte fondamentale nello sviluppo della tecnologia del linguaggio, ed è necessaria per creare prodotti come l’Assistente Google.

I dati registrati verranno usati a fini di marketing?

Amazon e Google, senza nemmeno contare i dati che potrebbero ricavare dalle registrazioni vocali degli smart speaker, sono già in possesso di un gran numero di informazioni su ognuno di noi.

Infatti, ogni volta che cerchiamo qualcosa su Google, utilizziamo Google Maps, facciamo un acquisto su Amazon o comunque utilizziamo uno dei loro tanti servizi, questi colossi della tecnologia ricavano sempre delle informazioni su di noi. Queste poi potrebbero essere utilizzate a fini commerciali per mostrarci pubblicità sempre più specifiche in base ai nostri interessi.

È chiaro che avendo accesso alle conversazioni che avvengono all’interno della nostra casa e non solo (gli assistenti vocali si stanno diffondendo in diversi ambienti, come ad esempio nelle auto), tutto ciò potrebbe essere portato ad un livello ancora più elevato.

Amazon ha affermato che le registrazioni vocali degli utenti non vengono utilizzate a fini di marketing. Google al contrario considera l’utilizzo di Google Assistant allo stesso modo di una normale ricerca su Google, quindi potrebbe usare queste interazioni per fornire pubblicità più utile.

Se per esempio hai cercato informazioni sulla nuova Golf tramite Google o Google Assistant, è probabile che navigando sulla rete ti appariranno più pubblicità di tipo automobilistico.

È possibile evitare tutto ciò, beneficiando comunque delle comodità che questi assistenti vocali sono in grado di fornirci?

Fortunatamente sì. Innanzitutto è possibile negare il consenso per la revisione manuale delle registrazioni vocali. Inoltre, nelle impostazioni account Google si può disattivare la personalizzazione e targetizzazione della pubblicità.

Come proteggere la nostra privacy

Ora che sappiamo cosa viene registrato e come queste registrazioni potrebbero essere usate, vediamo che strumenti abbiamo per proteggere al meglio la nostra privacy.

Per quanto riguarda Google, ci viene messa a disposizione questa pagina dove sono contenute tutte le informazioni e i link relativi per gestire tutte le attività che avvengono sul nostro account Google. Da qui possiamo visualizzare ciò che è stato registrato, cancellare i dati raccolti, cambiare le impostazioni sulla privacy e sugli annunci ed altro ancora.

Per gestire le registrazioni di Alexa bisogna invece aprire la app Alexa, andare nelle impostazioni, Account Alexa, Alexa Privacy.

Altre contromisure che si possono prendere sono:

Disattivare i microfoni

La maggior parte degli smart speaker sono dotati di un tasto fisico per disattivare completamente i microfoni integrati. Per esempio la linea di altoparlanti Echo è dotata di un led rosso che si accende quando i microfoni sono disattivati, in modo da dare un segnale visivo immediato. Questo chiaramente rende però l’utilizzo dell’assistente vocale impossibile.

Impostare Voice Match e i Profili vocali Alexa

Sia con Google Assistant, con Voice Match, che con Alexa, con i Profili vocali Alexa, è possibile registrare il proprio profilo vocale. In pratica l’assistente vocale saprà distinguere la tua voce e non utilizzerà i tuoi dati nel caso venisse attivato da un’altra persona.

Voice Match si imposta dalla app Google Home. Questi sono i passaggi:

  1. Apri l’app Google Home.
  2. In basso, tocca Casa.
  3. Vai su Impostazioni.
  4. Nella sezione “Servizi dell’Assistente Google”, tocca Altre impostazioni.
  5. Tocca Assistente.
  6. Voice Match.
  7. Aggiungi dispositivi.
  8. Segui i rimanenti passaggi.

Grazie ai profili vocali Alexa è in grado di cambiare automaticamente profilo in base a chi sta parlando ogni volta che la richiesta riguarda cose come messaggi e chiamate, acquisti su Amazon tramite voce e il flash briefing.

Si può registrare il profilo vocale con tramite l’app di Alexa o anche semplicemente dicendo “Alexa, impara la mia voce”.

Impostare un codice PIN per gli acquisti tramite voce

Dal momento che con Alexa è anche possibile comprare su Amazon con un semplice comando vocale, è importante che solo determinate persone possono effettivamente effettuare l’acquisto in questo modo.

Per far ciò è sufficiente impostare un codice PIN di 4 cifre da pronunciare vocalmente prima di fare un acquisto. Il tutto nelle impostazioni dell’app Alexa, alle voci Acquisti tramite voce e Codice di conferma vocale.

Come ottenere tutte le tue informazioni

Anche se la maggior parte delle informazioni è accessibile dai vostri account Google ed Amazon, se si vuole davvero conoscere in dettaglio tutto ciò che hanno registrato su di noi possiamo effettuare una SAR (subject access request), ovvero una richiesta con la quale saremmo in grado di ottenere tutti i nostri dati in possesso di queste aziende.

Per effettuare una SAR per il tuo account Google puoi andare a questa pagina, mentre per Amazon trovi il modulo a questa pagina.